venerdì 15 ottobre 2010

Oops, I did it again!

Argentario - Scoglio Sommerso - 1° Novembre 2007

Primo giorno di novembre, festa.
Invece di approfittarne per dormire fino a tarda mattinata, eccoci già in viaggio dalle prime luci del mattino. Destinazione Argentario.
La premiata e stakanovista ditta Ella & Cicciuzz macina chilometri di strada completamente deserta, sotto un cielo plumbeo, la macchina carica di attrezzatura.
In lontananza, verso il mare, uno scampolo di azzurro fa timidamente capolino.
Attraversiamo una Porto Ercole vuota e sonnolenta e ci dirigiamo al porto. Da lontano, attraccata alla banchina, la barca è facilmente riconoscibile: è la più grande e la più nuova di tutte! Finalmente , dopo averne tanto sentito parlare, ecco Abracadabra! Beh, il colpo d’occhio è ottimo. E’ enorme, comoda e studiata apposta per ospitare i sub.
Il programma prevede un paio di immersioni sottocosta: sono molto curiosa perché, come conosco bene Giannutri, conosco invece pochissimo il promontorio dell’Argentario.
Dopo pochi minuti di navigazione, ci fermiamo a Punta Finestra: una alta e scenografica scogliera a picco ci domina dall’alto. In cima, un’apertura ( la cosiddetta “finestra” che da il nome al luogo ) mostra un cielo via via più sereno. Qualche raggio di sole inizia a filtrare e riscaldare la mattina, il mare è piatto, nonostante le pessime previsioni meteo che hano scoraggiato i più. Un lungo intervallo di superficie dopo la prima immersione sulla parete in corrispondenza della Punta, poi decidiamo di visitare la Secca poco distante, chiamata Scoglio Sommerso.
Il nome del sito e l’accurato briefing di Stefania accendono la mia immaginazione e curiosità. Ultimi preparativi all’attrezzatura foto & video, un ok con il buddy e sono pronta a smaterializzarmi nel mio elemento. A pochi metri dalla superficie, scorgiamo il cappello della secca : la visibilità è buona e si riesce ad intravedere il fondo sabbioso, una ventina di metri più sotto. Scendiamo rapidi , tenendo la parete di questa isola sommersa sulla destra : la parte iniziale è un po’ brulla e spoglia, attendiamo ansiosamente di vedere quello che Stefania ci ha fatto pregustare illustrandoci il luogo. Il fondo di sabbia chiara mi colpisce molto : una serie di onde precise tracciate dalla forza della natura mi ipnotizzano, facendomi snobbare diverse murene e un branco di salpe. Scatto qualche foto in bianco e nero. La parete si fa più ripida ed un’esplosione di colori si accende sotto il fascio della torcia ; la moltitudine di gorgonie gialle incontrate fino a lì lascia il posto a folti rami di paramuricea la ricoprono in tutta la sua estensione. Tra un ventaglio e l’altro, diverse murene in libertà serpeggiano tranquille : che sia il periodo degli amori ? Lentissimi come sempre, siamo oramai soli e ci godiamo questo spettacolo senza fretta. Sorvoliamo alcuni massi, in corrispondenza di una rientranza della parete, e cerchiamo la fenditura che Stefania ci ha indicato nel briefing : la torcia si sofferma su ciò che cercavamo. Rametti di corallo rosso con i polipi candidi completamente espansi, fanno bella mostra di sé nell’oscurità di una spaccatura della roccia. Con la coda dell’occhio, noto un guizzo della nuvola di castagnole che ci sovrasta, qualche metro più su. Ahi ahi, gatta ci cova. Scruto attentamente il comportamento dei pesci, ma sono tornati impassibili. Faccio un cenno al Cicciuzz che ancora sta riprendendo il corallo: “seguimi, saliamo sul pianoro che sovrasta la parete”. Lentamente ci solleviamo di qualche metro e facciamo capolino sorprendendo un barracuda che schizza via come un fulmine. In lontananza un movimento indistinto si perde nella sospensione. Uhm….Sento la trasformazione compiersi…cerco di resistere…no, impossibile, devo farlo. Guardo il mio buddy con una strana luce negli occhi….con la mano gli faccio il gesto alla "Matrix".
L’istinto mi guida….pinneggiamo lenti su una spaccatura del fondale ricoperta di sabbia, alla nostra sinistra il pianoro prosegue e si estende verso il largo come una lingua. Un paio di cerniotte sgusciano via guardinghe. Invece che seguire l’andamento della secca, facciamo un giro largo verso il blu, so che sono lì, li sento , non so come ma li sento…li conosco, si sono sicuramente riuniti ed attendono pazienti protetti da una distanza di rispetto.
ECCOLI!
Una decina di barracuda di circa un metro, viaggiano compatti nel blu, la secca è lontana.
Inizio un blando inseguimento, dietro di me sento le bolle del Cicciuzz che starà sicuramente impostando la videocamera. Devo dargli un po’ di tempo.
Centinaia di immersioni insieme hanno affinato il nostro sistema di coppia, non serve nemmeno guardarci : so che lui conosce le mie intenzioni, forse già dall’avvistamento del barracuda solitario. Senza voltarmi, inizio a dargli delle indicazioni su dove cercherò di portargli il branco. Gli occhi sono fissi sui barracuda, la mia stima è precisa, sono grandicelli.
Mentalmente penso a quali possono essere le migliori condizioni di luce per una ripresa decente e imposto le mia traiettoria in base a questo. Tra me e me sorrido mentre con le braccia segnalo al buddy i cambiamenti di direzione come l’omino dell’aeroporto. Ok, tutti gli attori sono al loro posto, via! E’ più forte di me…un bel respiro e scatto, il predatore è prevalso. La mente galoppa indietro nei mesi, ad una situazione analoga nei mari di Ustica, allo Scoglio del Medico.
Canticchio: “Oops, I Did it again!” (Britney Spears, sigh!) e ridacchio nell’erogatore.
Questa volta però l’acqua non è così limpida e calda, la muta stagna non è così idrodinamica e non ho le mie mitiche pinne fucsia che rispondono con precisione millimetrica. Parto all’inseguimento, scarto, mi avvicino, li raggruppo e li costringo a passare tra la parete e il Cicciuzz, a favore di videocamera. Una faticaccia immane, rallento, mi volto verso il buddy che mi fa segno che col grandangolo non è venuta praticamente ‘na mazza. Argh!
Vabbè, sarà per un’altra volta, è stato divertente lo stesso; rassicuro il buddy mostrandogli pollici e indici a formare due grosse “C”…ridiamo. Ci fermiamo un po’ sul pianoro, devo riprendere fiato, pinneggiamo lentamente risalendo un po’ di quota : grossi ricci melone attirano la nostra attenzione, altre murene, uno scenografico spirografo ondeggia nella risacca . I minuti di deco accumulati scorrono e svaniscono rapidamente : è tempo di risalire, siamo gli ultimi, come al solito.
Un ultimo sguardo malinconico ma soddisfatto allo Scoglio Sommerso…a bordo un luculliano pranzetto ci attende !

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