Argentario - Scoglio del Corallo - 10 novembre 2007
Dopo una meravigliosa immersione sulla Secca di Mezzocanale ed un paio di ore di intervallo di superficie, la barca si ancora in prossimità dello Scoglio del Corallo.
Andrea, una delle guide di Argentario Divers, si offre per accompagnarci alla scoperta di questo nuovo sito, dato che nessuno del gruppo lo conosce : dopo un accurato briefing, effettuiamo gli ultimi preparativi e controlli e ci tuffiamo.
Il mare è forza olio come la mattina, il sole si sta abbassando all’orizzonte, d’altronde…siamo a Novembre inoltrato!
Seguiamo la catena dell’ancora fino a raggiungere un pianoro roccioso ad una decina di metri di profondità.
Qui ci sparpagliamo subito individuando e fotografando diverse murene in libertà, un polpo, qualche nudibranco. Andrea, pazientemente, ci aspetta ma poi ci fa segno che il bello dell’immersione non è certo lì.
Ok, dai, proseguiamo, cazzeggeremo sul pianoro a fine immersione.
La visibilità non è certo quella di Mezzocanale, però ci accontentiamo di questi 10 metri circa.
Pinneggiamo verso la fine del pianoro e ci lanciamo a mò di paracadutistii nel vuoto.
In caduta libera individuiamo il grande arco descritto nel briefing.
Io & Cicciuzz siamo stranamente i primi dopo la guida ; ci giriamo verso gli altri, e l’effetto delle torce nel buio dell’arcone è spettacolare.
Il Capitano mi chiama : mi rigiro verso la parete e il fascio della torcia casualmente passa su una protuberanza dall’aspetto familiare.
Col cuore in gola mi avvicino : sììììììììììììììììììììì, è luiiiiiiiiii!!!!!
Umbraculum !!!! Inizio a dimenarmi come un’ossessa per richiamare il buddy, video-munito.
Poco più in basso, alla base della parete, un grande e sinuoso nastro bianco deposto in spire concentriche : le uova!
Ma che c* !
L'umbraculum è bello grande, sarà almeno una ventina di centimetri, e in posizione ottimale per essere fotografato, peccato l’ambiente veramente molto buio.
Chiamo gli altri, sparaflashando come da manuale la torcia negli occhi, sperando in reazioni inconsulte come le mie…macchè! Arrivano, danno un’occhiata distratta a questo “budino” e se ne vanno….ma …ma…ma come ????
Il più grande nudibranco del Mediterraneo snobbato così ?
Vabbè, ci penso io a dargli l’attenzione che si merita!
Inizio a scattare macro compulsivamente, con tutte le opzioni e varianti possibili mentre il Cicciuzz lo riprende.
Credo che rimarrò tutta l’immersione ad ammirare quest’esserino bruzzoloso con la sua “patella” in testa e quando più mi ricapita di averlo su un piatto d’argento di questo tipo ?
Bip bip bip ….chi è che suona ? ‘Azz…deco ???? Di già ??? Uff…in effetti 29 metri non sono pochi per starsene comodamente a fotografare…
Sento una minacciosa presenza alle spalle, mi giro : è Andrea che, sconsolato, è venuto a recuperarci….poraccio, ci siamo scordati di dirgli che siamo ampiamente… “perdibili”!
Ok, diamogli un po’ di soddisfazione, seguiamolo.
Ci mostra un piccolo passaggio nella roccia, mi infilo : è la grotta di cui si parlava nel briefing.
Appena dentro, quasi mi scontro con degli esseri tutti neri neri che arrivano dalla mia destra…sono loro…i “tecniconi” capitanati da Simone, che sento distintamente urlare nell’erogatore “Cicciuzzzzzz!!!!!” .
Vedo il suo sguardo atterrito mentre gli passiamo davanti….tranquillo, non solleveremo nemmeno un granello di sabbia!
Proseguiamo nel tunnel, l’acqua è molto limpida all’interno e permette di ammirare tutti i colori e tutte le forme di vita di cui è concrezionata la volta.
All’uscita ci dirigiamo verso destra, entriamo in una sorta di grande canyon contornato da alte pareti.
Quella di sinistra è ricchissima di vita : grandi ventagli di gorgonie rosse e rametti di corallo con i bianchi polipi espansi ad accogliere una leggera correntina. Negli anfratti, una piccola aragosta, un paio di murene.
Come sempre siamo rimasti soli….troppo bradipi per chiunque !
Il computer, penalizzato anche dalla profonda immersione precedente, ci sta castigando…risaliamo lentamente, sorvoliamo il canyon e ci dirigiamo verso il cappello dello scoglio, che emerge appena dalla superficie. Facciamo a tempo ad intravedere la sagoma di un barracuda che sgattaiola dietro il roccione.
Nugoli di salpe, occhiate, saraghi ci danno il benvenuto.
Decidiamo di rimanere a goderci il particolare effetto dei raggi di sole che filtrano da dietro lo scoglio ed effettuare la deco lì , invece che alla catena dell’ancora, nella segreta speranza che il barracuda torni.
I “tecniconi” ci raggiungono e tutti insieme fluttuiamo a 5 metri , ognuno assorbito nei propri pensieri. Ripercorro mentalmente il tragitto effettuato, gli incontri, i colori , le sensazioni, mi perdo a rivivere le numerose emozioni vissute.
E’ tempo di risalire. Riaffioriamo a pochi metri dalla sommità dello scoglio, che ritmicamente viene scoperto e ricoperto dall’acqua di un particolare color acciaio dalle mille sfumature.
Il sole è oramai basso all’orizzzonte, il cielo striato da qualche nuvola si sta preparando ad un tramonto infuocato, rallegrato dai tuffi e capriole di un branco di stenelle.
Senza parole, navighiamo verso casa.
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